L'esperienza di Bahá'u'lláh nel Buco Nero mise in moto un processo di rivelazione religiosa che, nei successivi
quarant'anni, produsse migliaia di libri, epistole e lettere che oggi costituiscono il corpus degli Scritti Sacri della
Fede Bahá'í. In questi scritti delineò un quadro per la ricostruzione a tutti i livelli della società umana: spirituale,
morale, economico, politico e filosofico.
I Messaggeri di Dio hanno, nel passato, presentato i loro insegnamenti per l'umanità, predicando e pregando;
queste rivelazioni sono state registrate da altri, a volte durante la vita del Profeta, a volte più tardi, ricavandole
dalla memoria dei Suoi seguaci. Il Fondatore della Fede Bahá'í prese invece carta e penna e scrisse
personalmente, per l'umanità, la Rivelazione che aveva ricevuto o dettò i Suoi messaggi a credenti che Lo
servivano come segretari. Bahá'u'lláh non trattò solo gli eterni problemi teologici e filosofici che hanno
tormentato l'umanità fin dai tempi antichi quali: chi è Dio, cos'è il bene e perché siamo al mondo, ma anche
problematiche che hanno preoccupato i pensatori del XX secolo: cosa motiva la natura umana, una pace effettiva
è possibile, Dio Si cura ancora dell'umanità? La comunità mondiale bahá’í trae ispirazione, modella il suo
comportamento morale e fa scaturire le sue energie creative dalle Sue parole.
Dopo il rilascio, Bahá’u’lláh fu bandito dalla Sua terra natale e iniziò quarant’anni di esilio, prigionia e
persecuzioni. Prima fu inviato nella vicina Baghdad e, dopo circa un anno, partì per le selvagge montagne del
Kurdistan, dove visse completamente solo per circa due anni. Trascorse il tempo meditando sulle implicazioni del
compito a cui era stato chiamato.
Questo periodo ricorda il ritiro adottato
dai Fondatori delle altre grandi religioni
mondiali, le peregrinazioni del Buddha, i
quaranta giorni e le quaranta notti che il
Cristo passò nel deserto, e l’appartarsi
di Maometto nella caverna sul monte
Hira.
Nel 1856, a seguito della pressante
richiesta dei Bábí esiliati, Bahá’u’lláh
ritornò a Baghdad. Sotto la Sua rinnovata
guida, la statura della comunità bábí
crebbe e la reputazione di Bahá’u’lláh quale capo spirituale si diffuse per tutta la città. Temendo che il Suo
successo potesse riaccendere la fiamma del movimento in Iran, il governo dello Scià fece pressioni ed ottenne
che le autorità ottomane lo esiliassero in un luogo più remoto.
Nell’aprile 1863, prima di lasciare Baghdad, Bahá’u’lláh ed i Suoi seguaci, dal 21 aprile al 2 maggio, si
accamparono in un giardino sulle rive del Tigri, dove rese noto ai bábí in Sua compagnia ch’Egli era il Promesso
preannunciato dal Báb e da tutte le sacre scritture del mondo.